NOVECENTO!
L'arte di fine 800
Seconda rivoluzione industriale
La seconda rivoluzione permise di affiancare ai materiali architettonici tradizionali, altri più resistenti e maneggevoli, come ferro e vetro. Nascono quindi in questo periodo nuove costruzioni ampie e luminose, come le serre in ferro e vetro, i palazzi delle esposizioni, i mercati coperti, le gallerie commerciali e le nuove stazioni ferroviarie; proprio grazie a queste nuove tecniche costruttive l’industria del ferro subì un veloce sviluppo.
Nel 1851 si tenne a Londra la Great Exhibition, la prima di quelle che furono chiamate “esposizioni universali”. Le esposizioni permettevano ai paesi di tutto il mondo di presentare i progressi conseguiti in ambito scientifico e tecnico-industriale. In occasione di questi eventi inoltre, venivano eretti palazzi espositivi e monumenti, espressioni delle nuove tecniche costruttive, ancora oggi magnifici e famosissimi. Per la Great Exhibition fu eretto ad Hyde Park il Crystal Palace. L’esposizione universale più famosa e importante è tuttavia quella di Parigi del 1889, in cui l’impiego del ferro raggiunse il picco delle sue possibilità. Risale a questa esposizione la costruzione della Torre Eiffel.
La rivoluzione di metà Ottocento influenzò anche l’arte pittorica che da questo momento prenderà le distanze da tutta la tradizione precedente. Il Realismo è considerato il primo movimento moderno dell’arte e nasce in Francia intorno alla metà dell’Ottocento. L’intento del realismo era portare sulla tela la realtà quotidiana dei ceti umili e rurali.
Jean-François Millet è uno tra i primi pittori francesi a prediligere i soggetti umili. I suoi dipinti più famosi “Le Spigolatrici” (1857) e “L’Angelus” (1858) inquadrano infatti la vita nei campi, nei suoi momenti di laboriosità e non, rappresentata nei suoi minimi dettagli. Nonostante i dipinti restino fedeli ai dati reali, le figure sono rappresentate con una certa solennità. L’attenzione ai momenti di lavoro dei ceti proletari si può ritrovare anche e soprattutto nelle opere di Gustave Courbet “Gli spaccapietre” e “Le vagliatrici di grano”, in cui però è totalmente assente qualsiasi drammatizzazione o mitizzazione della società rurale. L’opera più ricordata di Courbet è tuttavia “L’atelier del pittore”, tramite cui l’artista mette su tela tutti i suoi principi artistici, politici e morali. La denuncia sociale e l’attenzione ai ceti più bassi fu resa in un modo del tutto particolare da Honoré Daumier, tramite l’arte della caricatura. I personaggi de “Il vagone di terza classe” rispecchiano infatti la società ai margini, oppressa tutta all’interno di un piccolo vagone ferroviario.
IMPRESSIONISMO
L'Impressionismo è una tendenza artistica nata in Francia, precisamente a Parigi, tra il 1860 e il 1870 e durata fino ai primi anni del Novecento. Fondamentali per la nascita dell'Impressionismo furono il Romanticismo e il Realismo, che avevano rotto con la tradizione, introducendo importanti novità: la negazione dell'importanza del soggetto, la riscoperta della pittura del paesaggio, il mito dell'artista ribelle alle convenzioni, l'interesse per il colore piuttosto che per il disegno, la soggettività dell'artista. Tra gli artisti impressionisti più celebri ricordiamo: Claude Oscar Monet, Camille Pissarro e Pierre-Auguste Renoir. Contemporaneo a questi ultimi ma di tendenze diverse fu invece Manet.
PUNTINISMO
intorno al 1885 nasce un movimento pittorico o corrente artistica
chiamata Puntinismo, che eredita la continuità dello studio della
luce e la scomposizione dei colori in piccoli punti. Si era
constatato infatti che il colore locale veniva influenzato dal
colore vicino quindi i colori non dovevano essere mescolati ma
accostati, soprattutto colori complementari, per sottolineare la
divisione del colore. Il metodo che si usa, necessita di un'
elevatissima precisione. Il risultato pittorico tende a rendere le
composizioni statiche artificiali, fredde e senza movimento. Uno
dei maggiori esponenti fu George Seurat. Partendo dalle teorie del chimico Chevreul, Seurat mise a punto la sua tecnica pittorica nell'intento di dare vita a un modo di dipingere che tenesse conto, in maniera rigorosamente scientifica, dei fenomeni luminosi e del modo in cui i nostri occhi percepiscono i colori e la luce. La tecnica viene via via perfezionata con gli accostamenti dei colori puri a colori impastati. Non era più l’espressione artistica a contare, bensì la vista, che doveva essere acuta ed addestrata a cogliere gli effetti ottici perseguiti.
POST-IMPRESSIONISMO
Il Post-impressionismo è una tendenza artistica che supera i concetti dell'Impressionismo, conservandone solo alcune caratteristiche. Questa corrente artistica cerca di recuperare il valore artistico di forme e volumi e di estrapolarne un processo di ricerca ancora più personale. I pittori post-impressionisti, infatti, rifiutano la sola impressione visiva e la libertà del colore per avventurarsi verso strade non ancora percorse. Caratteristiche comuni ai Post-impressionisti furono la tendenza a cercare la solidità dell'immagine, la sicurezza del contorno, la certezza e la libertà del colore. Fra i più celebri post-impressionisti vanno ricordati Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Paul Cézanne, che influenzeranno significativamente tutta l'arte pittorica del Novecento, ed il movimento divisionista italiano.
CRYSTAL PALACE:
Il Crtystal Palace fu costruito nel 1851 a Londra, in Hyde Park,
per ospitare la prima esposizione universale. In seguito all’
evento fu smontato e ricostruito, con qualche modifica in
Sydenham Hill, nel 1852. Esso è l’emblema delle costruzioni
in ferro e vetro della fine dell’Ottocento, anzi è l’edificio
ispiratore di questa tendenza costruttiva. È proprio per questo
motivo che la distruzione del 1930 del palazzo, avvenuta per
un incendio, segnò, secondo Winston Churchill, la “fine di un’epoca”.
Il progetto fu affidato a Joseph Paxton, allora famoso costruttore di serre, che si avvalse di materiale prefabbricato in modo che l'edificio venisse eretto in soli quattro mesi. La pianta del palazzo non era di per sé innovativa; la novità architettonica stava nei materiali e nell’estetica che questi permisero di creare; ad esempio, l'uso di sostegni di ferro permetteva di eliminare i grossi pilastri e muri portanti, per costruire quasi tutta la superficie esterna con vetro.
TORRE EIFFEL:
La Torre Eiffel che prende il nome dal suo creatore Gustave Alexandre
Eiffel, venne costruita in circa due anni e inaugurata nel 1889 in occasione
dell’Esposizione Universale di Parigi; inizialmente infatti essa avrebbe
dovuto essere demolita alla fine dell’evento. Nonostante l’ostinazione
dei parigini, che consideravano l’opera una mostruosità in ferro non
adatta a rappresentare la raffinatezza della città, la Torre non fu più
abbattuta poiché divenuta simbolo della città.
Essa è collocata all’interno di un parco da cui, all’inizio del Novecento
partivano le prime mongolfiere. La struttura è divisa in tre parti, accessibili al pubblico, collegati con scale e ascensori. Presso il primo piano si trova il ristorante minimalista 58 Tour Eiffel e il cinema a otto schermi “Cineiffel”. La piattaforma presenta una facciata in vetro a doppia curvatura e un pavimento in cristallo trasparente, che dà ai visitatori la sensazione di camminare sul vuoto. Anche il secondo piano presenta molte zone panoramiche, oltre che il ristorante Jules Verne. Il terzo piano è invece frutto di studi fisici e matematici, ed è progettato per limitare le oscillazioni della torre che, a quelle altezze, è esposta a forti venti.
LE SPIGOLATRICI:
Il quadro rappresenta le figure più povere del proletariato rurale, le
spigolatrici, delle donne che erano autorizzate a raccogliere
frettolosamente le spighe di grano residue della mietitura. Le tre donne
sono in primo piano, congelate nell’attimo del raccolto e del loro lavoro
nei campi, una posta volutamente di schiena. Sullo sfondo si distinguono
uno gruppo di mietitori e quello che potrebbe essere l’amministratore del
lavoro a cavallo. Il paesaggio è composto dal dorato campo di grano,
immerso in un’atmosfera quasi bucolica resa tramite l’utilizzo di colori caldi. La luce del dipinto è concentrata interamente sulle figure delle tre spigolatrici che assumono quindi un aspetto scultoreo e solenne, contrapposto all’umile lavoro che compiono.
ANGELUS:
“Angelus” ricorda un momento vissuto nei campi con la nonna da
bambino quando, durante il lavoro, al suono della campana del villaggio
i contadini lo interrompono per recitare la preghiera dell’Angelus.
Millet rappresenta il suo rapporto con la natura, vissuta con sentimento
religioso. I colori del dipinto sono caldi, e tendono a diventare sempre
più scuri: il momento della giornata della preghiera è infatti il crepuscolo.
I tocchi di luce tuttavia sono fortemente presenti in cielo, tra le nuvole,
segno di una presente spiritualità. Gli abiti dei due contadini, fermi in
contemplazione e centrali nel dipinto, ricordano quelli della terra, per evidenziare il loro indissolubile rapporto con essa. Anche in questo dipinto, sebbene la luce provenga prevalentemente dal cielo che occupa un terzo della tela, vi è una piccola luce direzionata dal basso sul volto dei contadini che li rende quasi marmorei.
GLI SPACCAPIETRE:
“Gli Spaccapietre” è un dipinto che fa parte della triade (insieme
a “Funerale a Ornans” e «Les Paysans De Flagey Revenant De La
Foire ») preparata da Courbet per l’esposizione del 1850- 51 del
Salon di Parigi, i cui temi principali sono l’umiltà e la vita
quotidiana; la scelta di rappresentare i lavoratori e il proletariato
fu probabilmente influenzata dalle idee marxiste che nascevano
proprio in quel periodo. Sfortunatamente quest’opera fu distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, dai bombardamenti su Dresda, città in cui era riservata. Le figure principali sono quasi di spalle, i volti appena intravedibili esprimono fatica, gli abiti stracciati e i muscoli tesi per il lavoro. Il paesaggio esprime l’oppressione a cui sono sottoposti i lavoratori: la collina infatti segna un vero e proprio confine con il cielo, e quindi il mondo esterno, posto ai margini della tela.
LE VAGLIATRICI DI GRANO:
Anche in “Le vagliatrici di grano” il soggetto principale sono le
persone umili. L’opera è costituita da colori caldi e freddi, lo
sfondo del dipinto è nei toni dell’ocra, riprendendo appunto il
colore del grano, le vesti dei lavoratori e gli oggetti sono invece
grigie, verdi e marroni. I personaggi sono intenti a lavorare; la
particolarità di questo dipinto è che i lavoratori sono rappresentati
dai familiari del pittore stesso: la ragazza che setaccia il grano in
centro è la sorella Zoe, a seconda sorella Juliette invece separa i
grani uno ad uno, il bambino invece sembra essere il suo figlio
naturale. Esemplare è la figura dei sacchi di grano nell’angolo sinistro, che, quasi mischiandosi con la figura ai loro piedi, sono un simbolo dell’immutabile situazione in cui sono i personaggi: costantemente legati alla terra e alla fatica.
L’ATELIER DEL PITTORE:
L’opera è divisa in tre parti: al centro vi è un autoritratto di
Courbet intento a dipinge un paesaggio dettagliatissimo,
accanto a lui ci sono una donna nuda, simbolo della verità,
e un bambino, simbolo della purezza dello sguardo. I tre
personaggi che guardano la tela sono simbolo della
concezione artistica dell’autore, ovvero uno sguardo
sincero e autentico verso ciò che è reale. Altro simbolo è
in gatto che si stiracchia ai piedi dei tre, che rappresenta
la spontaneità e l’armonia con la natura. I personaggi nella
parte destra del quadro sono chiamati “la gente che vive nella vita” e raffigura tutti amici del pittore, coloro che stimano la sua arte e quindi considerati quelli che gli ha saputo restituire gioia e serenità. Tra questi: il suo mecenate Alfred Bruyas, Baudelaire seduto mentre legge e lo scrittore realista Champfleury. A destra c’è invece “la gente che vive nella morte”, ovvero chi non può apprezzare l’arte per quello che è poiché hanno una vita misera: bracconieri con i loro cani, mercanti, ricchi e poveri ma anche un rabbino, simbolo dell’ottusità religiosa. Oltre le persone in questa sezione ci sono anche oggetti da cui l’autore prende metaforicamente le distanze: la chitarra, il pugnale e il cappello piumato sono simbolo del romanticismo, considerato morente dal pittore, un teschio su un giornale, che rappresenta la stampa ritenuta “cimitero delle idee”. Sullo sfondo vi è un manichino messo in posa come un Cristo in croce o come un San Sebastiano martire, questo elemento rappresenta l’accademia artistica corrotta e decadente.
IL VAGONE DI TERZA CLASSE:
L’intento di Daumier era denunciare le condizioni di vita delle
classi sociali meno abbienti e “il vagone di terza classe” è
esemplificativo di questa disparità sociale. La società è infatti
rappresentata tutta ammassata sulle panchine di un vagone di
terza classe, si intravede appena il cielo e in primo piano sono
posti innanzitutto i volti stanchi dei lavoratori, delle madri e degli
anziani; nello stesso vagone ci sono i borghesi, distinguibili dallo
sguardo fiero e arrogante. I gruppi di figure segnano quindi il
confine tra le due realtà, una abbiente e potente, l’altra invece fondamentalmente povera. Daumier usò la lezione caricaturista per caratterizzare i suoi personaggi e renderli molto espressivi. I volti e le figure sono ripassati da una linea nera di contorno molto scura. Il chiaroscuro utilizzato per dare volume alle forme è costruito con ombre molto profonde.
EDOUARD MANET:
È stato un pittore poco incline alle posizioni avanguardistiche.
Nei confronti degli impressionisti Manet ebbe sempre un
atteggiamento distaccato. Partecipava alle loro discussioni, ma
non espose mai ad una mostra di pittura impressionista. Egli
voleva giungere al rinnovamento della pittura operando all’
interno delle istituzioni accademiche. Notevole influenza ebbe
sulla definizione del suo stile anche la conoscenza delle stampe
giapponesi. Nell’arte giapponese, infatti, il problema della
simulazione tridimensionale viene quasi sempre ignorato,
risolvendo la figurazione solo con la linea di contorno sul piano bidimensionale. Manet viaggia in Olanda, Germania, Austria e Italia e, proprio nei musei di questi paesi, egli apprezza i grandi artisti del passato tra cui Tiziano, Rembrandit, Tintoretto e Velazquez. Tra gli artisti contemporanei egli ammira Delacroix al quale chiede il permesso di copiare “Burca” di Dante.
CLAUDE OSCAR MONET:
Claude Oscar Monet è stato il padre dell'Impressionismo. La sua
personale ricerca pittorica non uscirà mai dai confini di questo stile.
Nel 1870 si definisce sempre più il suo stile impressionistico, fatto di
tocchi di colore a rappresentare autonomi effetti di luce senza
preoccupazione per le forme. In questo periodo lo stile di Monet
raggiunge una maturazione che si conserva inalterata per tutta la sua
attività. I suoi soggetti sono sempre ripetuti infinite volte per esplorarne
tutte le varianti coloristiche e luministiche. Ogni quadro risulta così diverso dall'altro, anche se ne rimane riconoscibile la forma di base pur come traccia evanescente e vaporizzata.
CAMILLE PISSARRO:
Egli ebbe un ruolo primario nell'organizzazione della prima mostra del movimento impressionista tenutasi nel 1874 a Parigi, partecipando poi, unico del gruppo, a tutte le successive. Egli dipinse maggiormente i campi a primavera e in inverno, gli orti, la terra lavorata, la neve, la bonomia rustica. Dipinse anche alcuni ritratti e molti acquerelli, ed eseguì anche acqueforti e litografie. Dopo il 1885 condivise con i neoimpressionisti la tecnica divisionista e la ricerca di unità compositiva tramite il colore.
PIERRE-AUGUSTE RENOIR:
Renoir è considerato il massimo esponente degli impressionisti. Le sue
opere ritraggono la miseria e le difficoltà, ma anche le serate ubriache,
nella Parigi bohemien di fino Ottocento. Uno dei segni distintivi delle
sue opere è quindi l’inno alla gioia di vivere e alla spensieratezza, reso
tramite la rappresentazione di corpi giovani e momenti di ricca energia.
PAUL GAUGUIN:
Paul Gauguin fu un artista francese che si distaccò dall'espressione
naturalistica accentuando l'astrazione della visione pittorica, forme piatte
di colore puro e senza prospettiva o effetti di luce e ombra, secondo uno
stile che fu chiamato sintetismo. I pittori nabis ei simbolisti si
richiamarono lui, mentre la libertà decorativa delle sue composizioni aprì
la via all'Art Nouveau, così come il suo trattamento della superficie lo
rese un precursore del fauvismo e la semplificazione delle forme fu
tenuta presente da tutta la pittura del Novecento.
VINCENT VAN GOGH:
Vincent Willem van Gogh fu tanto geniale quanto incompreso, infatti egli
morì solo all'età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco, molto
probabilmente auto-inflitta. Nella sua epoca i suoi lavori non erano molto
conosciuti né tantomeno apprezzati. Van Gogh iniziò a disegnare da
bambino e decise di diventare un pittore vero e proprio. Iniziò a dipingere
tardi, all'età di trent'anni, realizzando molte delle sue opere più note nel
corso degli ultimi due anni di vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti,
paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di
campi di grano e girasoli.
PAUL CÉZANNE:
Paul Cezanne fu il pittore più singolare ed enigmatico di tutta la pittura francese post-impressionista. Ebbe modo di condurre una vita agiata, a differenza degli altri pittori impressionisti, e di svolgere una ricerca solitaria e del tutto indifferente ai problemi della critica e del mercato. Nella sua vita vendette una sola tela. Cezanne cerca di sintetizzare nella sua pittura i fenomeni della interpretazione razionale che portano a riconoscere le forme e lo spazio, egli credeva che la realtà possa essere sempre riconducibile a tre solidi geometrici fondamentali: il cono, il cilindro e la sfera. Egli non usa elementi tradizionali del disegno, del chiaroscuro e della prospettiva, solo il colore: sovrapponeva i colori con spalmature successive senza mai mischiarle, per far ciò, aspettava che il primo strato di colore si asciugasse per por intersecarlo con nuove spalmature di colore. Era un metodo molto lento e meticoloso, fondamentale per la nascita del cubismo.

















