top of page

​

L'espressione 'Pop Art' compare in Inghilterra alla metà degli

anni Cinquanta.In questo periodo la diffusione dei mezzi di

comunicazione iniziarono a modificarsi radicalmente e a

riflettersi sulla cultura popolare; televisione, cinema, fumetti,

pubblicità iniziarono ad introdurre nelle case e nella testa

delle persone nuove immagini, parole, motivetti musicali.

Solo in un secondo momento però con il termine 'Pop Art' si

andò a designare una corrente artistiva.A caratterizzare la

proposta di questi artisti era la convizione che la separazione

tra cultura 'alta', e 'bassa', creata da pubblicitari, fumettisti e

disegnatori non avesse più senso.Una delle opere più rappresentative della Pop Art inglese è un piccolo collage su carta del 1956, realizzato da Richard Hamilton; egli sfrutta la tecnica del collage per accumulare una serie di 'oggetti del desiderio', allusivi a un nuovo stile di vita, contrassegnato dalla ricerca del piacere.Nonostante l'evidente tono ironico, l'artista non aveva intenti polemici verso le espressioni della società di massa.Eduardo Paolozzi, scultore nato ad Edimburgo, inizia già negli anni Quaranta a realizzare collages in cui, sono montate immagini di prodotti molto popolari a copertine di riviste rosa.Tra il 1962 e il 1963 una serie di mostre negli Stati Uniti, i cui titoli adottavano ormai esplicitamente la parola popular intera o contratta.Dunque, in breve tempo la Pop Art americana diviene un fenomeno vastissimo che trovò riconoscimento con la Biennale di Venezia del 1964.L'ambiente statunitense fu dunque pronto ad accogliere e radicalizzare le tematiche della Pop Art inglese perchè è qui che il boom economico e la seguente rivoluzione nella comunicazione ebbero origine.Obbiettivo della Pop Art americana diviene a mano a mano più radicale: iniziò a elaborare un nuovo linguaggio artistico fondato sulle immagini veicolate dai mezzi di comunicazione di massa, che vengono ricreate utilizzando principi formali tipici dell'arte 'colta'.Claes Oldenburg, svedese di nascita, trasferitosi a New York nel 1956 abbandona l'attività pittorica di stampo figurativo per dedicarsi alla creazione di sculture ottenute assemblando 'detriti urbani', egli difatti era interessato a oggetti del consumismo americano, come i cibi da fast food, riprodotti ingigantiti nei materiali più vari, enfatizzando i caratteri ricorrenti nelle immagini pubblicitarie, quali le tinte accese, le superfici lucide.Protagonista assoluto della Pop Art americana è Andy Warhol, anche lui attingendosi al repertorio dei beni di consumo, come le celebri lattine di zuppa precotta della ditta Campbell, introduce però il concetto dell'iterazione: nel 1962 dipinse ben 32 tele di identico formato, ciascuna raffigurante uno dei 32 tipi di barattoli di Campbell Soup in commercio.Più inquietanti sono le opere della serie Death and disaster in cui l'artista ribadisce di non voler operare alcuna critica sociale.

​

​

Verso la fine degli anni Cinquanta alcuni artisti americani tra

cui Robert Rauschenberg e Jasper Johns, cercarono di rifarsi al

movimento dadaista aspirando a realizzare opere in cui il

linguaggio adottato abbia un legame con la vita, esprimendo

inquietudini, valori e istanze senza però interessarsi alla

protesta sociale portata avanti dai dadaisti.Dal punto di vista

formale conservano l'utilizzo di materiali che hanno compiuto

il loro ciclo vitale come ad esempio, copertoni d'auto, animali

impagliati, rottami arrugginiti e cucchiai.I new dadaisti, dunque, miravano a sconvolgere il fruitore inserendo in questo nuovo processo anche elementi ironici e spiazzanti.Robert Rauschenberg formatosi negli Stati Uniti e poi a Parigi, nella seconda metà degli anni Cinquanta tentò di realizzare opere da lui stesso definite combine paintings, composizioni formate da elementi che si fondono tra loro, legati tra loro in un dialogo dal carattere quasi surreale.Jasper Johns, artista formatosi nel South Carolina, sceglie anch'egli oggetti presenti nella vita quotidiana interpretandoli però in chiave pittorica o scultorea.I suoi oggetti, apparentemente banali, sono in realtà emblemi della società contemporanea che l'artista traspone e trasforma attraverso un procedimento che li rende riconoscibili e inediti al tempo stesso.A riprova di quanto la contaminazione tra le arti sia un aspetto sempre più presente nella cultura del Novecento, Rauschenberg e Johns collaborarono entrambi, come scenografi e costumisti, con il coreografo statunitense Merce Cunningham.I due artisti nell'invenzione scenografica ebbero modo di creare composizioni simili ai loro assemblaggi neodadaisti o direttamente ispirate a celebri composizioni dadaiste come Il grande vetro di Duchamp nelle scenografie del balletto Walkaround Time di Johns.

​

 

Il Nouveau Réalisme nasce in Francia all'inizio degli anni Sessanta, come alternativa al New Dada e alla Pop Art inglese e americana.Il movimeto Nouveau Réalisme, guidato dal critico Pierre Restany, comprende tra i maggiori esponenti Arman, César, Daniel Spoerri, Christo e Yves Klein.Nel 1960 venne firmata la costituzione del gruppo che si proponeva di affrontare il reale secondo nuove modalità.Ad esempio, Armand Pierre Fernandez, creò installazioni mediante l'accumulo e la disposizione casuale in contenitori trasparenti di oggetti di scarto come la spazzatura,o strumenti musicali distrutti, simboli di armonia, per poi riassemblarli sul piano.Analogamente César, diede vita alle cosiddette Compressioni.All'utilizzo di di residui metallici già compressi in balle prelevati nelle officine di smaltimento, César in un secondo tempo aggiunse delle parti meccaniche dando vita alle Compressions Ricard.Alla fine degli anni Sessanta aprì un ristorante a Dusseldorf e vi inaugurò la galleria 'Eat Art' in cui oltre ad organizzare pranzi a tema e mostre di arte edibile, incollava piatti con le pietanze avanzate su tavole poi appese alla parete, conferendo dignità artistica a un atto quotidiano.Christo, artista bulgaro trasferitosi in Francia nel 58', impacchettava bottiglie, scatole e tavoli e avvolgeva nella plastica o nella tela le sue modelle.L'atto del velare gli consente di conferire una nuova esistenza all'oggetto esperito attraverso un panneggio che ne mette in risalto le proporzioni, esaltando i contrasti tra luci e ombre.

​

​

Per Minimal Art si intende un metodo di lavoro che tende a

creare un’opera dalla struttura elementare, tale da eliminare

il tocco distintivo dell’artista e ogni elemento di facile presa

emotiva. Nel 1966 a New York nel catalogo della prima mostra

del gruppo intitolata “Primary Structure”, il critico Kynaston

McShine evidenzia il carattere “analitico” di questo movimento, la cui riflessione è centrata sul linguaggio della scultura. Le opere, prive di piedistalli e basamenti, sono spesso di grandi dimensioni e si inseriscono nello spazio dello spettatore introducendolo a entrare in relazione con esse. Il colore, spesso usato a stesure monocromo, attira l’attenzione sulla forma senza abbellirla. Quest’ultima è intimamente legata ai materiali, di solito di produzione industriale come ad esempio l’acciaio. La cultura dei materiali e il concetto di scultura-costruzione sono caratteri propri del Costruttivismo, che gli artisti minimal considerano modelli di riferimento.  L’idea che l’opera non debba esprimere l’interiorità dell’artista è condivisa da tutti gli esponenti della Minimal Art: Carl Andre, Dan Flavin, Donald Judd. Carl Andre(1935) guardando alla scultura di Brancusi, la quale sintetica e ritmica, ne evidenzia la semplicità attraverso la ripetizione di moduli identici entro una forma geometrica, di cui sono esempio, le istallazioni con sottili lastre di piombo o rame. Questi elementi prefabbricati vengono confinati nello spazio in senso orizzontale, concependolo così non più come un oggetto verticale al quale lo spettatore è invitato a girare attorno, ma come luogo che può concretamente attraversare.  Nei lavori di Dan Favin l’oggetto é costruito a partire da prodotti di comune diffusione commerciale, mentre nei lavori di Donald Judd sono caratterizzanti i volumi geometrici semplicisti, in quanto a partire dal 1965 l’artista crea pile verticali fissando alla parete parallelepipedi in acciaio a distanza regolare a scandire lo spazio e in senso ritmico. Sol LeWitt(1928-2007) a partire dalla teoria che le idee sono più importanti del materiale, perché il concetto viene prima, apre una direzione di ricerca diversa nella Minimal Art: il processo mentale che genera l’opera è l’elemento fondamentale e quindi compete all’artista il progetto, mentre la pratica dell’esecuzione può essere delegata. L’opera è quindi la ripetizione in serie di un determinato elemento, le cui combinazioni sono stabilite in numero esatto dall’artista: la retta nei suoi disegni murali, “wall drawing”, il quadrato nelle griglie in legno bianco verniciato appese al muro, “wall structure”, o nel cubo in tridimensionale.

​

​

La Land Art (da landscape, “paesaggio”) si diffuse

durante gli anni Sessanta, e consiste nell’usare il territorio

come materiale creativo. Nella natura vengono realizzate

opere di grandi dimensioni, che la modificano creando

ambienti visitabili e agibili dal visitatore. Il luogo modificato

dall’artista diventa quindi l’opera stessa.  La Land Art si pome come una delle ricerche più incisive per il superamento dell’oggetto mercificabile. Nel 1970 Rober Smithson crea “Mondo a spirale”, una grande spirale di pietre e cristalli di sale che per 450 metri si ed tende nel Great Salt Lake dello Utah. Il vortice richiama il gorgo dell’acqua, che secondo un’antica credenza ha generato il lago collegato all’oceano. L’opera è sento dell’uomo sulla natura, ma nel contempo sento della natura stessa che la può modificare; negli anni infatti la variazione delle acque del lago ha coperto il molo, depositando su di esso alghe e microorganismi. Christo, protagonista del Noveau Rèalisme, già negli anni Sessanta impacchetta edifici pubblici o monumenti. Con la moglie Jeanne-Claude, copre caste estensioni come in “Valley Courtain” , dove una tenda di poliammide arancione chiude il fondo della valle del Colorado. Una diversa pratica della Land Art è la performance del paesaggio. L’inglese Richard Long compie lunghissime escursione in luoghi deserti e non. L’opera è camminare, un “passare del tempo”, che definisce l’artista “metafora del tempo” ossia un movimento dal passato al futuro attraverso il presente.

​

​

Il fenomeno del l’iperrealismo si afferma intorno agli anni Sessanta negli

Stati Uniti con la mostra del 1964 “The Painter and the Potograph”

all’università di Albuquerque, mentre sul piano internazionale si diffonde

nel 1972 alla 5ª edizione della manifestazione d’arte contemporanea

“documentata” a Kassel in Germania. Nell’ambito statunitense la

corrente di definisce Fotorealismo, in quanto essa si avvale nel processo

creativo della riproduzione fotografica e l’immagine prodotta , pur

essendo pittorica o scultorea, si presenta come una fotoriproduzione.

Si tratta di una restituzione oggettiva del reale in cui, grazie

all’applicazione dell’obbiettivo fotografico che funge da filtro, l’artista

si astiene dall’immergersi nel mondo reale, prendendo così un’immagine

depurata da qualsiasi implicazione concettuale ed emotiva con la realtà.

Quello che viene restituito è un’immagine spersonalizzata, immobile in

una dimensione fuori dal tempo.  L’oggetto dell’investigazione dell’autore è uno dei problemi centrali della ricerca artistica: l’immagine come riproduzione della realtà ossia la sua corrispondenza con il reale, sopratutto quando la meccanicità del mezzo tecnico, in questo caso la fotografia, agisce sul piano della forma. Viene infatti operata una selezione del reale, in cui gli oggetti sono trasposti su un piano a due dimensioni che impone una superficie equivalente. Si tratta quindi di una ricerca sulla restituzione visiva del reale in cui l’artista si propone di essere neutrale, inducendo lo spettatore a una riflessione sull’immagine e sui suoi poteri mediante opere altamente illusionistiche. Tra le sperimentazioni più significative troviamo quelle di Chuck Close (1940) che con i suoi ritratti di grandi dimensioni, che però erano eseguiti a partire da fotografie dal formato piccolo, trasposte sulla tela mediante l’uso di un reticolo a piccoli tocchi di colore, dove ogni minuscolo tocco di colore è inserito in ciascun quando di una griglia. I volti sono rappresentati frontalmente e con uno sguardo inespressivo che cela l’anima della persona ritratta. Altro artista di spiccato rilievo è l’americano Duane Hanson (1925-1996) i cui soggetti sono tratti dalla vita quotidiana delle classi medie o di quelle meno agiate per metterne in rilievo la rassegnazione e la solitudine. Nella creazione della figura l’artista procede facendo un calco direttamente sul corpo del soggetto, poi colato a fibra di vetro e resine sintetiche. L’opera, dipinta con colori acrilici e completata con materiali reali, come vestiti e capelli, risulta illusoriamente vera tanto da stupire lo spettatore. Tutta via ciò che interessa all’artista è la sofferenza sul corpo e sul volto, che considera “un paesaggio da cui traspare l’erosione del tempo”, non la forma perfettamente mimetica. Anche John De Andrea (1941) parte dal calco della persona per realizzare sculture dalla grandezza naturale, prima con resine sintetiche e poi con strati di colore su calchi di bronzo. i suoi soggetti sono nudi, che rivelano l’abilità dell’artista nel rendere in modo stupefacente l’effetto della pelle. Al di là della riproduzione dell’artista è la relazione tra fortuna artistica e forma reale mediata attraverso la storia dell’arte.

​

​

L’Arte Povera ritorna a materiali semplici ed ad una pratica artigianale che

ne riveli la natura poetica, espressiva. L'artista si serve di rame, zinco,

legno, paglia, erba, pietra, terra, acqua, fuoco, rimettendo in gioco la

trasformazione creativa della materia contro la produzione industriale e

seriale delle forme geometriche della Minimal Art. Si tratta di artisti le cui

ricerche furono diverse, accumunate tuttavia da un'apertura nella pratica

artistica verso tutti i materiali e tutte le forme di espressività visuale,

dall'installazione, alla fotografia, alla performance, al teatro. Gli artisti

dell'Arte Povera tornano alla natura, all'organi- co e alla manualità. Questo

recupero, tuttavia, assume talvolta carattere di "artificialità": molte opere,

infatti, mostrano una compresenza di elementi tratti dal mondo naturale e

di componenti prodotte dall'uomo, rivelando che l'artista riflette sul rapporto uomo/natura. Questo principio di dualità in molte opere dell'Arte Povera si concretizza nello scambio continuo che intercorre tra forze e materiali opposti; si attivano così processi chimici o fisici che ne visualizzano la forza vitale e l'energia.

​

​

L'Arte Concettuale nasce a New York nel 1968 e comprende

quell'insieme di ricerche che considerano l'idea, la

componente più importante. Una parte consistente delle

ricerche concettuali mette in relazione l’opera d’arte e la

parola. Interessato a indagare il rapporto tra oggetto reale,

immagine e linguaggio è Joseph Kosuth (1945), che in One

and Three Chairs (Una e tre sedie) mostra una sedia reale,

una fotografia della sedia e la de- finizione della parola chair, “sedia", tratta da un comune dizionario. A fronte della "dematerializzazione" dell’opera attuata da alcuni artisti, altri la "materializzano" usando nuovi materiali e nuove procedure come possibilità creative. Gli artisti concettuali Robert Morris (1931) e Richard Serra (1939) sono esponenti dell'arte processuale, conducono cioè una ricerca sul processo creati- vo che diviene parte della forma finita dell'opera.

​

​

L’Arte Cinetica si sviluppa tra gli anni cinquanta, sessanta e si caratterizza

per l’attenzione rivolta alla percezione del movimento: l’opera diviene il

mezzo attraverso cui l’artista crea situazioni percettive stimolanti che

coinvolgono lo spettatore. L’Arte Cinetica viene anche definita Arte 

Programmata, sottolineando così l’aspetto progettuale del lavoro dell’

artista; quest’ultimo spesso lavora, producendo un prototipo poi replicato

in multipli con un processo di produzione industriale. L’opera, diviene

testimonianza concreta di una progettazione razionale legata alle

innovazioni della tecnica. L’artista quindi diviene ricercatore e lo

spettatore prende consapevolezza della propria esperienza percettiva.

In ambito statunitense questa corrente si denomina Op Art (Optical Art)

dopo la mostra del MoMA (Museum of Modern Art) di New York.

Tuttavia, la Op Art venne fagocitata dal mercato dando origine a una vera

e propria moda non priva di volgarizzazioni.                                                                                                L'artista ungherese Victor Vasarely (1908-1997) è una delle figure più importanti della ricerca cinetica. Centrale nel suo percorso artistico è il problema del movimento ottico su una superficie piana, indaga- to attraverso il quadrato. Al quadrato si aggiungono in un secondo altre forme geometriche semplici come il tempo cerchio, colte da più prospettive e disposte secondo sequenze cromatiche e compositive continuamente variate, delineando così una nuova idea dello spazio come "illusione del movimento e della durata". L'elemento "movimento-tempo" e la continua inversione del rapporto figura/fondo imprimono, infatti, plasticità all'opera, la cui metamorfosi è in relazione allo spostamento del punto di vista dello spettatore. La vibrazione percettiva della superficie è al centro delle ricerche dell'inglese BRIDGET RILEY (1931), che persegue sin dai primi anni Sessanta il "dinamismo delle forze visive": la Riley aggiunge in serie elemento a elemento, variandone verso il centro del campo visivo dimensioni, spessore e ritmi compositivi. Si raggiunge così l'effetto di dazzle. I nuovi materiali e le più avanzate tecnologie industriali divengono mezzi espressivi per creare un oggetto che, concretizzi nel movimento l'unità di luce-spazio-tempo. A muoversi in questa direzione, oltre al Gruppo N di Padova, sono gli esponenti del Gruppo T di Milano. Alla produzione di oggetti cinetici è rivolta la ricerca di GIANNI COLOMBO (1937-1993), che crea opere in movimento animate da motore. Secondo un'idea "costruttivista", si augura infatti che l'osservatore oltrepassi gli aspetti formali dell’opera per concentrarsi sulla sua “meccanica strutturale".

Pop Art

New Dada

9221-Jasper-Johns-Flag.webp

Il Nouveau Realisme

Minimal Art

Land Art

L'iperrealismo

Chuck Close.png

L'arte povera 

L'arte povera.png

L'Arte Concettuale

Joseph-Kosuth-One-and-Three-Chairs-1965-

L'arte cinetica

Bridget Riley.jpg
L'arte cinetica
L'arte concettuale
L'arte povera
L'iperrealismo
Land Art
Minimal Art
Il Nouveau Realisme
New Dada
Pop Art
bottom of page