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La letteratura inglese 

La letteratura inglese

Gli avvenimenti storici di inizio novecento influenzarono l’atmosfera che, a sua volta, si riflette in ambito culturale. 
Oltre le innovazioni di Freud con  la scoperta dell’inconscio, Henry Bergson introdusse un nuovo concetto di tempo per il quale oltre il tempo oggettivo che è misurato ed è lo stesso per tutti,vi è un tempo soggettivo (inner time) che deriva dalla percezione individuale.  
Gli scrittori trovarono quindi nuovi stili e nuove sperimentazioni come per esempio nella letteratura  il flusso di coscienza (stream of conciousness) il quale termine venne coniato dallo psicologo americano William James. Esso è un processo che avviene nella mente umana ed è strettamente collegato al modo di pensare e ai pensier dei personaggi i che fluiscono senza un’apparente connessione. 
Il flusso di coscienza viene espresso attraverso la tecnica innovativa del monologo interiore i quali principali portatori furono James Joyce e Virginia Woolf che esprimono, attraverso questa  tecnica, cosa succedeva nella mente dei personaggi; quindi i lettori dovevano seguire la loro mente.
Il tempo risulta quindi compresso o espanso a seconda della percezione dei personaggi  e ne derivano due tipi di discorsi: 
-il disorso diretto libero (free direct speech), il quale esprime i pensieri senza introdurli ed era tipico di James Joyce.
-discorso indiretto libero (free indirect speech), nel quale i pensieri sono talvolta introdotti dall’ autore ed era tipico di Virginia Woolf .

Virginia Woolf 

Virginia Woolf

Adeline Virginia Stephen, nota come Virginia Woolf, nata a Londra nel 1882, è stata una scrittrice, saggista e attivista britannica.
Considerata come una delle principali figure della letteratura del XX secolo, attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i sessi, fu, assieme al marito, militante del fabianesimo, un movimento che ha come scopo istituzionale l'elevazione delle classi lavoratrici. 
Nel periodo fra le due guerre diventò, assieme alla sorella Vanessa Bell, membro del Bloomsbury Group e figura di rilievo nell'ambiente letterario londinese.
La sua prima opera, La crociera (The Voyage Out) fu pubblicata nel 1915 dalla casa editrice fondata da Gerald Duckworth. Questo romanzo era stato originariamente intitolato Melymbrosia, ma Woolf cambiò più volte il suo progetto. 
Nella sua opera complessiva sperimentò la tecnica del flusso di coscienza e dotò i suoi personaggi di uno straordinario potere psichico ed emotivo. La sua reputazione ebbe un forte calo dopo la seconda guerra mondiale ma aumentò nuovamente con l’incremento della critica femminista negli anni settanta.
Con le stesse tecniche operate da James Joyce in Irlanda, Marcel Proust in Francia e Italo Svevo in Italia, Virginia Woolf abbandonò la tecnica di narrazione tradizionale per svilupparne una più moderna. Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama porta l'attenzione del romanzo al monologo interiore del soggetto preso in questione. Il tempo si differenzia per l'assenza di una cronologia precisa; la narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e indietro nel tempo, assieme a pensieri e ricordi suscitati dall'ambiente circostante. Esempi sono La Signora Dalloway (Mrs Dalloway-1925), Gita al faro (To the Lighthouse-1927) e Orlando (Orlando-1928). Il linguaggio si presenta particolarmente raffinato e ricercato, ricco di similitudini, metafore, assonanze e allitterazioni, usato per esprimere il flusso di coscienza.
Nel 1929 pubblicò Una stanza tutta per sé (A Room of One’s Own), un saggio che ebbe grande impatto sul movimento femminista degli anni 1960-70. 
In quello stesso anno iniziò a lavorare a Le onde (The waves) pubblicato poi nel 1931, in cui Woolf sembra riconoscere un collegamento tra il suo processo creativo e la sua malattia mentale. 
Impaurita dal fatto che un giorno potesse perdere la sua memoria, nel 1941 si getta nel fiume Ouse. 


La signora Dalloway (Mrs Dalloway) è un romanzo di Virginia Woolf pubblicato nel 1925. Il romanzo narra la giornata della signora Dalloway e di altri personaggi che, a turno, si trovano sia sullo sfondo che in primo piano.
La storia inizia alle 10 del mattino del mercoledì del giugno 1923, quando Clarissa Dalloway, una ricca signora cinquantenne, si dirige a Bond Street per comprare dei fiori per la festa che sta organizzando. Mentre entra in un negozio Clarissa incontra Septimus Smith, un reduce della prima guerra mondiale che soffre di disturbi mentali data la morte del migliore amico, e sua moglie. 
Clarissa torna a casa e riceve la visita inaspettata di Peter Walsh, suo corteggiatore, che aveva rifiutato per Richard Dalloway. Dopo questa visita, Walsh si dirige verso Regent's Park, dove vede Septimus e la moglie mentre vanno dallo psichiatra per una seduta. Septimus, alle sei di sera, si getta dalla finestra di fronte agli occhi della moglie. Qualche ora dopo inizia la festa di Clarissa. La famiglia dello psicologo arriva in ritardo, portando a Clarissa la notizia della morte di Septimus. Nonostante Clarissa non conoscesse Septimus, prova un forte senso di inquietudine e una forte connessione con lui. 
L’autrice fa uso della tecnica del monologo interiore, i moments of being, per descrivere lo scenario.
Il sottile gioco della Woolf - un flusso eterno di ricordi e realtà, passeggiata, ricordi e considerazioni, possibilità, domande, risposte - porta il romanzo a sfornare un flusso continuo di informazioni già dall'inizio.
Woolf presenta tutta la sua società, quella borghese spicciola, la parte viscida di Londra, e quella nobile e reale a cui tende tutta la civiltà e i sobborghi poveri, quasi tralasciati sullo sfondo. 
La stessa Clarissa porta in sé una venatura di mistero. La malattia dalla quale è da poco uscita non viene mai affrontata in modo diretto dalla Woolf, anzi pare quasi celata, con ostinazione e vergogna. Sembra quasi che Virginia voglia trasferire in Clarissa tutta la frustrazione che può sentire una donna bella e intelligente dell’alta società in modo quasi nascosto. Eppure si sente tutto il dolore di Virginia, che nella realtà ha davvero tentato diverse volte il suicidio, prima di riuscirci. 
E qui nasce l'alter-ego fantastico , o reale, di Septimus. Woolf fa trovare sfogo di sé stessa, del proprio mostro, del proprio lato maschile, nella figura di Septimus. Mentre Clarissa nasce come un personaggio che non poteva andare sgualcito, un personaggio che doveva rimanere immacolato, pur con tutta la frustrazione che si portava dentro, Septimus nasce dal diavolo interiore dell’autrice.
Dunque il libro si divide in due parti, che hanno due figure centrali: quella di Septimus, solo con sé stesso, e quella di Clarissa, con i suoi lunghi discorsi interiori, pieni di ricordi. 
 

James Joyce

James Joyce

James Joyce è un romanziere irlandese nato a

Dublino nel 1882. Egli  ha frequentato l’ University

College  e si è laureato in lingue straniere, ricevendo

un’educazione gesuita  che ha avuto un’importanza

fondamentale per la sua formazione. È possibile

guardare al rapporto tra Joyce e la chiesa come una

sorta di conflitto  tra genitore e figlio. Nel periodo

adolescenziale, lo scrittore aveva avuto una forte vocazione sacerdotale, ma con il tempo ha capito che la chiesa sortiva un effetto negativo sulle persone.

Joyce è caratterizzato da una mentalità aperta e di larghe vedute; ha difatti sempre ammirato  la cultura europea.

 Egli ha un rapporto ambivalente con la sua città natale, in quanto descrive la vita a Dublino come una <<paralisi>>, sebbene al contempo questa città sia sempre protagonista dei suoi racconti. Lo scrittore critica le persone di Dublino poichè non sentono il bisogno di migliorare la propria vita, che a quei tempi era scandita da un forte grigiore provinciale. Questa motivazione e i problemi economici del romanziere rappresentano le principali cause che spingeranno in seguito Joyce a viaggiare.

Nel 1905 lo scrittore si trasferisce infatti a Trieste. In questa meravigliosa città, capitale della cultura mitteleuropea, Joyce viene a contatto con la cultura che ha sempre ammirato da lontano. Egli  inizia ad insegnare inglese alla Berlitz , dove fa la conoscenza di Italo Svevo. I due stabiliscono una solida amicizia, destinata a durare nel tempo. Trieste è stata  fonte di ispirazione per lo scrittore, infatti in questi anni completa la stesura di due delle sue opere più importanti: “Dubliners ”e “Portrait of a artist as a Young man”. In seguito a diversi problemi con gli editori, nel 1925 Joyce è costretto a trasferirsi a Zurigo. Nella città svizzera, scriverà il suo capolavoro “Ulysses ”. Negli anni successivi, si sposterà prima a Parigi, dove pubblica nel 1922 “Ulysses” e poi si trasferirà nuovamente a Zurigo.

Lo scrittore muore nel 1941, prima della fine della seconda guerra mondiale.

Joyce è inoltre tra i primi scrittori  ad usare il monologo interiore, tecnica nata dal flusso di coscienza, la cui idea iniziale è contenuta nei “Principi di Psicologia” del filosofo James William. Secondo William, i pensieri nella mente umana non fluiscono per convenzioni, ma per associazioni. Il monologo interiore permette al lettore di entrare nella narrazione. Grazie a questa tecnica è possibile accedere alla  mente dei protagonisti e scoprire i pensieri che abitano nel loro inconscio.

Ci sono alcune caratteristiche che ricorrono ridondantemente nelle opere di Joyce, tra queste ricordiamo l’uso del discorso diretto, i due livelli di narrazione e le parole che si susseguono senza la punteggiatura. Lo scrittore utilizza sempre punti di vista differenti per descrivere i personaggi. Joyce è fortemente influenzato dai simbolisti francesi, infatti crede nell’ impersonalità

dell’artista . Il compito dell’artista, è quello di  rendere oggettivamente la realtà , in modo da fornire al lettore immagini vere e attendibili.

Il linguaggio di Joyce è un linguaggio nuovo, diverso da ogni linguaggio precedente. La sua scrittura è scandita da un linguaggio che appare semplice e neutrale, ma in realtà è più complicata, perché è arricchita di significati, che sono espressi tramite l’uso di vocaboli e sintagmi totalmente nuovi.

Dubliners

Dubliners, in italiano “Gente di Dublino”, è un’opera dello scrittore  irlandese James Joyce.

“Gente di Dublino” è stata pubblicata per la prima volta nel 1914, è una raccolta di 15 racconti, organizzati secondo un disegno organico. I primi tre sono dedicati all’infanzia, i quattro centrali riguardano l’adolescenza, gli altri  quattro fanno strada alla maturità e gli ultimi quattro descrivono la vita pubblica . L’intento di quest’opera è quello di dipingere il grigiore, l’incapacità di agire, le frustrazioni e le delusioni che vivevano nella Dublino del 900.

I personaggi che danno vita a quest’opera, sembrano intrappolati in una rete infinita di delusioni. Quando hanno la possibilità di scappare dalla città, non lo fanno, perché sono spiritualmente deboli.

Lo scrittore ricalca l’esempio dei realisti, in quanto l’opera è un perfetto e realistico ritratto della società. Gli elementi del realismo si mescolano con gli elementi del Simbolismo. Ogni cosa dell’opera ha un significato più profondo.

L’ultimo racconto, “I morti”, è molto importante, in quanto rappresenta il passaggio dalla storia breve al romanzo, presentando inoltre l’utilizzo dell’Epifania, ossia una manifestazione, un momento rivelatore durante il quale il lettore scopre il significato reale della narrazione. La tecnica del monologo interiore è affiancato dall’uso dei diversi punti di vista e dalla creazione di chiasmi, che sono in grado di generare effetti melodici. Le prime tre storie presentano la narrazione in prima persona, mentre le altre 12 sono narrate in terza persona.

Ulysses

“Ulysses”, in italiano “Ulisse”, è un’opera dello scrittore irlandese James Joyce, la cui prima pubblicazione risale al 1922. L’obbiettivo dello scrittore è di far vivere al lettore le ventennali peregrinazioni dell’Ulisse omerico, in una sola giornata della vita del protagonista Leopold Bloom. Il protagonista dell’Odissea - che è un personaggio umanamente completo, eroico e forte -  funge da spunto a Joyce per la creazione del personaggio dell’antieroe, quindi dell’uomo comune.

Il racconto prende vita grazie ad un grande parallelismo con l’opera omerica. Leopold Bloom è un uomo comune e rappresenta il tipico inetto: la sua  figura è totalmente diversa dall’Ulisse omerico, che incarna al contrario l’eroe perfetto.

L’opera descrive tutti gli aspetti dell’uomo e dei suoi rapporti e prodotti all’interno della società. Il racconto è drammatico e sentimentale, ma allo stesso tempo è farsesco e drammatico. “Ulysses” è un’opera rivoluzionaria, che rappresenta un punto di frattura con la letteratura precedente. Grazie alla tecnica del monologo interiore, l’opera apre al moderno e avrà ripercussioni sulla letteratura mondiale.

Il linguaggio che utilizza Joyce è un linguaggio del tutto nuovo, caratterizzato da vocaboli e sintagmi in parte o totalmente nuovi.

 

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