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Samuel Beckett

Samuel Beckett nasce a Dublino nel 1906. All’età di 17

anni inizia un corso di laurea in lettere al Trinity College,

dove imparerà il francese e anche l’italiano. In questi anni

infatti viene a contatto con la letteratura italiana, iniziando

ad interessarsi soprattutto a Dante. Finiti gli studi si

trasferisce a Parigi dove verrà influenzato dalle teorie dell’

esistenzialismo e dove stringerà un forte legame di amicizia

con lo scrittore James Joyce. Durante gli anni della guerra gli fu permesso di rimanere in Francia anche quando quest’ultima venne invasa nel 1940 dalla Germania poiché, essendo cittadino della Repubblica di Irlanda, rimase neutrale per tutta la durata del conflitto. Egli inoltre fu attivo nella scena politica e sociale partecipando alla Resistenza Francese. Gli anni successivi alla fine del conflitto furono i più proliferi per la sua attività; egli scrisse una trilogia di romanzi: Molloy (1951), Malone Dies (Malone Muore, 1952) e The Unnamable (L’Innominabile, 1953). Egli non fu solo uno scrittore, ma anche un drammaturgo: scrisse diverse opere teatrali tra cui: Endgame, Krapp’s Last Tape, Happy Days e Breath. Nonostante questa copiosa attività teatrale, l’opera che suscitò il favore della critica fu “Waiting for Godot”. L’opera fa parte del “Teatro dell’assurdo”. Questo termine fu coniato negli anni ’50 per identificare gli autori teatrali, come Beckett, Pinter, Ionesco, che condividevano l’idea che la vita è assurda e priva di senso, come diceva Albert Camus. Questa tendenza influenzo molti scrittori e drammaturghi del dopoguerra che criticavano le generazioni precedenti, accusandole di essere responsabili della difficile situazione della realtà che il mpondo stava vivendo. Attraverso le loro opere esprimevano questo sentimento di rabbia e di insoddisfazione. Questa situazione si rispecchiava anche nello stile delle stesse opere: abbandonarono ogni costruzione logica e razionale, il linguaggio usato era frammentato, ricco di pause e silenzi, le trame, prive di logica e senza una conclusione, erano molto lontane da quelle del teatro tradizionale, i personaggi erano spesso uomini solitari incapaci di comunicare e stabilire relazioni col prossimo.  

Poco prima della sua morte nel 1989, Samuel Beckett ricevette il Premio Nobel per la Letteratura.

WAITING FOR GODOT     

“Waiting for Godot” è una tragicommedia composta in due atti nel 1952. È una tragedia perché è pervasa dall’idea che la vita non è altro che un’attesa vana e infinita, in cui tutte le azioni non hanno significato e non conducono a nulla di concreto. Ciò che invece rende l’opera una commedia sono le gag e le conversazioni tra i personaggi e il modo in cui cercano di passare il tempo nell’attesa. L’opera non si sviluppa nel tempo ma è una continua ripetizione del presente. Il comportamento dei protagonisti è una continua ed ossessiva ripetizioni delle stesse azioni, che risultano prive di significato.  Nel primo atto i protagonisti sono Vladimir ed Estregon, complementari l’uno per l’altro. Vladimir è il più razionale, mentre Estregon è un sognatore. Durante tutto il corso della vicenda Vladimir ha il compito di ricordare le cose al suo compagno poiché egli non riesce a ricordare nulla del suo passato. L’opera infatti è caratterizzata dalla continua ripetizioni di espressioni e parole, proprio per sottolineare l’insensata condizione umana. n’altra caratteristica importante è l’uso di un linguaggio apparentemente semplice, in cui però le parole spesso hanno un doppio senso, mantengono il loro significato letterale, ma allo stesso tempo fanno riferimento a concetti filosofici e metafisici. I protagonisti usano termini semplici e complessi, frasi note, ripetizioni e silenzi nel tentativo di comunicare ed esprimere idee, ma l’impressione che si riceve è di ascoltare una lingua frammentata completamente priva di significato. Una domanda che sorge spontanea è “chi è Godot?”: quando un critico ha posto questa domanda a Samuel Beckett, lo scrittore ha risposto: “Non chiedetemi chi sia Godot, se lo sapessi ve l'avrei detto”. Ciò che importa non è l’identità di questa figura misteriosa, ma l’attesa dei due protagonisti nel corso dell’opera. Qualcuno ha suggerito che Godot si riferisca a Dio, che l’uomo aspetta perché venga a salvarlo e a dare significato alla sua vita, ma lo stesso Beckett rifiutò questa interpretazione. Godot può essere una persona oppure un evento, qualcosa che aspettiamo e che speriamo possa cambiare la nostra vita e che invece non arriverà mai. Vladimir ed Estragon lo aspettano e a volte si lamentano perché si sentono abbandonati, desiderano il suo arrivo ma lo temono allo stesso tempo, perché l’arrivo di Godot potrebbe coincidere con la “fine” di qualcosa. 

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