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Il dissesto idrogeologico

Il dissestto idrogeologico

In Italia il dissesto idrogeologico è un tema di particolare

rilevanza per l' impatto sulla popolazione, sulle infrastrutture

lineari di comunicazione e sul tessuto economico e produttivo.

Con l' industrializzazione e quindi l' incremento delle aree 

urbanistiche vi è stato anche un considerevole aumento degli

elementi esposti a frane e alluvioni e quindi del rischio. Le

superfici artificiali sono passate infatti dal 2,7% negli anni ‘50 al 7,65% del 2017.

L’abbandono delle aree rurali montane e collinari ha inoltre determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio.

Il dissesto idrogeologico comprende tutti quei fenomeni che compromettono il suolo e, di conseguenza, manufatti e centri urbani. Tra i fenomeni che concorrono al dissesto idrogeologico ci sono l’erosione del suolo ed altri eventi catastrofici come frane e alluvioni. Possono essere prese diverse contromisure per ridurre il rischio e prevenire problematiche rilevanti.

Una delle maggiori cause del dissesto idrogeologico è proprio il consumo del suolo che ha raggiunto livelli sempre maggiori, con la trasformazione di territori naturali in paesaggi antropizzati attraverso la realizzazione di costruzioni e infrastrutture.

A tutto ciò si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che, con intense precipitazioni in brevi periodi di tempo, possono aumentare il rischio di conseguenze disastrose.

per ridurre il rischio dovuto al dissesto idrogeologico bisogna attuare azioni di prevenzione, previsione e mitigazione degli effetti, sarebbe molto importante costruire dei luoghi giusti e controllare lo sviluppo territoriale e urbano, secondo logiche e informazioni precise, in modo da non costruire nuovi edifici in zone a rischio idrogeologico.

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In fisica con teoria della relatività si intende un insieme

di teorie basate sul principio che la forma delle leggi

della fisica debba essere invariante al cambiamento del 

sistema di riferimento.

Il primo principio di relatività fu formulato da Galileo 

riguardo all'invarianza delle leggi della meccanica

classica fra sistemi di riferimento inerziali in moto 

relativo tra loro, principio esteso da Einstein alle leggi dell'elettromagnetismo con la teoria della relatività ristretta. Lo sviluppo della relatività generale e del conseguente principio di covarianza generale permise di estendere il principio di relatività anche ai sistemi di riferimento non inerziali.

Verso la fine dell’Ottocento, Ernst Mach e diversi altri fisici si scontrarono con i limiti della relatività galileiana, non applicabile ai fenomeni elettromagnetici; fra questi Hendrik Lorentz riuscì a ricavare trasformazioni coerenti con l’elettromagnetismo.

Albert Einstein si trovò di fronte quindi a due trasformazioni: quelle di Galileo, valide in meccanica classica, e quelle di Lorentz, valide per l’elettromagnetismo, ma prive di un supporto teorico convincente. La situazione era molto insoddisfacente in quanto queste due trasformazioni e i principi di relatività a esse associati erano incompatibili. Con Einstein la teoria della relatività ebbe un ulteriore sviluppo e oggi si tende ad associare a tale teoria il nome del fisico tedesco. La sua teoria si compone di due distinti modelli matematici, denominati:

Relatività ristretta o speciale

La relatività ristretta, chiamata anche relatività speciale, fu presentata da Einstein con l’articolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento) del 1905, per conciliare il principio di relatività galileiano, che include il principio della composizione delle velocità, con le equazioni delle onde elettromagnetiche, nelle quali la velocità della luce è espressa come costante, ovvero indipendente dal sistema di riferimento.

Precedentemente a tal fine erano state proposte alcune teorie che si basavano sull’esistenza di un mezzo di propagazione delle onde elettromagnetiche, l’etere, che doveva costituire un sistema di riferimento privilegiato; tuttavia nessun esperimento era riuscito a misurare la velocità di un corpo rispetto all’etere. In particolare, grazie all’esperimento di Michelson-Morley, fu dimostrato che la velocità della luce è costante in tutte le direzioni indipendentemente dal moto della Terra, non risentendo del cosiddetto vento di etere. La teoria di Einstein ha scartato del tutto il concetto di etere, che non fa più parte della fisica.

I postulati della relatività ristretta si possono così enunciare:

Primo postulato (principio di relatività): tutte le leggi fisiche sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziali;

Secondo postulato (invarianza della velocità luce): la velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore in tutti i sistemi di riferimento inerziali, indipendentemente dalla velocità dell’osservatore o della sorgente.

È possibile verificare che le trasformazioni di Lorentz soddisfano il secondo postulato: se per un osservatore in un sistema di riferimento inerziale la velocità della luce è c, tale sarà per un qualunque altro osservatore in un sistema di riferimento inerziale in movimento rispetto al proprio.

Le leggi dell’elettromagnetismo, nella forma dell’elettrodinamica classica, non cambiano sotto le trasformazioni di Lorentz, e quindi soddisfano il principio di relatività.

La teoria della relatività generale venne presentata come serie di lezioni presso l’Accademia Prussiana delle Scienze, a partire dal 25 novembre 1915, dopo una lunga fase di elaborazione. Esiste un’annosa polemica sulla pubblicazione delle equazioni di campo tra il matematico tedesco David Hilbert ed Einstein; tuttavia, alcuni documenti attribuiscono con una certa sicurezza il primato a Einstein.

Il fondamento della relatività generale è l’assunto, noto come principio di equivalenza, che un’accelerazione sia indistinguibile localmente dagli effetti di un campo gravitazionale, e dunque che la massa inerziale sia uguale alla massa gravitazionale. Gli strumenti matematici necessari a sviluppare la relatività generale erano stati introdotti in precedenza da Gregorio Ricci Curbastro (1853-1925) che sostanzialmente introdusse quello che oggi è noto come calcolo tensoriale.

Pur dimostrandosi nel tempo estremamente accurata, la relatività generale si è sviluppata indipendentemente dalla meccanica quantistica e mai conciliata con essa, pur potendo la fisica quantistica includere la relatività ristretta. I limiti della relatività generale sono essenzialmente il trattamento degli stati della materia in cui le interazioni gravitazionali e quantistiche arrivano ad avere lo stesso ordine di grandezza, fino alle singolarità gravitazionali. Tra le evoluzioni teoriche prospettate le più note e investigate sono la teoria delle stringhe e la gravitazione quantistica a loop.

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Un'internet, o internetwork, è un tipo di rete di computer che

si contraddistingue per il fatto di collegare tra loro più reti

locali e/o geografiche autonome mediante il TCP/IP. Esempio

per eccellenza di questo tipo di rete di computer è Internet,

l'omonima rete di computer mondiale ad accesso pubblico.

Altro esempio di internet è SIPRNet. Il termine "internet" è

stato mutuato dall'inglese dove nasce come acronimo di

"interconnected networks" (in italiano "reti interconnesse").

Il termine viene utilizzato per la prima volta nel 1975, nella RFC 675 (il documento che definisce il protocollo TCP), per indicare l'interconnessione tra reti di computer distinte (inizialmente ARPAnet e NSFnet). In quegli anni convivevano diversi standard di comunicazione per le reti di computer e la loro interconnessione era considerata un importante obiettivo. Successivamente al consolidarsi della posizione di IP (definito nell'RFC 791) come protocollo generico di comunicazione interno ad una rete, il significato del termine "internet" si modifica per indicare la rete di interconnessione basata sull'associazione TCP/IP e tale significato è quello che mantiene tuttora.

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La relatività

Internet 

Internet
La relatività
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