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Andrea Zanotto

Andrea Zanotto

Andrea Zanzotto nasce nel 1921 a Piave e consegue la laurea in

Lettere a Padova nel 1942. Dedica tutta la sua vita all’attività di

insegnamento, trascorsa interamente nel suo paese natale.

L’esordio della sua carriera poetica avviene nel 1951 con la

raccolta Dietro il paesaggio, seguita da Elegia e altri versi, del

1954, e Vocativo, pubblicata tre anni dopo. Le sue prime

raccolte hanno un carattere ermetico, soprattutto per il carattere

analogico delle immagini. Ma in Dietro il paesaggio si può già

intravedere l’interesse dell’autore di cogliere ciò che sta dietro

le apparenze delle cose e che può essere ridotto a segno di una

mitologia insieme personale e naturale.

Il poeta stesso si è definito un artigiano della parola, perché le parole le usa in tutte le forme possibili, le manipola, le frantuma, le accorpa, gioca con loro, ma non al fine di un puro esercizio trasgressivo e di contestazione dell’esistente, come molti artisti delle avanguardie e della neo-avanguardie, ma per attingere tramite esse al fondo “noumenico” della realtà. Un linguaggio volto ad approdare a una visione del mondo lacerata, comunicare l’impossibilità di ricomporre un rapporto organico fra l’io e le cose. Allo scopo concorrono anche la presenza di termini di lingue straniere o lingue morte, la riduzione dei vocaboli a suoni evocativi e incomprensibili, fino all’uso dei segni non verbali.

Tale processo è evidente in opere come Pasque (1973), Galateo in bosco (1978), Fosfeni (1983) e Idioma, scritta nel 1986, in cui l’autore approda al dialetto, separata ed estranea rispetto a ogni possibile opera indirizzata ad una produzione consumistica.

Pubblica, nel 1996, Meteo (cinque poesie riunite) e nel 1998, in Ligonàs. Del 1999 è il volume che comprende Le poesie e prose scelte; Sovrimpressioni, del 2001, dedicato agli scempi compiuti sul paesaggio, mentre Conglomerati raccoglie i testi poetici che vanno dal 2000 al 2009.

Muore nella sua terra d’origine nell’ottobre del 2011.

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Alda Merini é stata una scrittrice di Milano, nata nel 1931, che ha

precocemente esordito con le raccolte "La presenza di Orfeo" (1953),

"Paura di Dio e Nozze romane" (1955) e "tu sei Pietro" (1961). Le

sue opere sono state, si da subito, largamente apprezzate dalla critica,

tanto che alcune di queste furono inserite nell’Antologia della poesia

italiana e in Quarta Generazione. I temi delle sue prime raccolte si

presentano come la fusione “ossimorica” di elementi religiosi ed

erotici, cristiani e pagani, che tendono comunque a fondersi in un

dettato di limpida chiarezza.

La poetessa è stata tuttavia affetta da una serie di disturbi psichici

che la costringono a seguire un percorso di cure e, all’aggravarsi

delle sue condizioni, segue circa un ventennio di silenzio; è nel corso

degli anni Ottanta che Alda Merini riprende la propria carriera

poetica, che resta tra le più significative della recente stagione

letteraria. Alda Merini è morta il 1 Novembre 2009. Tra le raccolte

più importanti della scrittrice ricordiamo la Terra Santa, che riprende

il tema del contrasto tra il “sacro” ed il “profano” e di come questi si

rinnovino reciprocamente; un altro importante elemento è il manicomio, che Alda Merini assimila metaforicamente alla Terra Santa di fonte biblica.

Nonostante il dolore dovuto alla reclusione all’interno di tale luogo, Alda Marini non perde la speranza di una vita piena ed intensa; speranza, questa, che solo la poesia è in grado di realizzare, tramite la riconquista delle radici più autentiche dell’esistenza.  È inoltre bene precisare che, dal punto di vista formale, la scrittrice si serve della parola precisa e razionale, utilizzata al fine di conferire un ordine anche alle immagini fantasiose più accese. Il tema della follia e della “diversità” compare anche in alcuni volumi di impianto lirico-narrativo (“Diario di una diversa”, “Il tormento delle figure”).

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Elsa Morante nacque a Roma nel 1912, fu riconosciuta alla nascita dal marito

della madre, anche non essendo sua figlia. Si allontanò giovanissima dalla

famiglia e si autofinanziò con lezioni private e collaborazioni su riviste e

quotidiani, dove comparvero le prime prove della sua dote letteraria in brevi

racconti, specialmente per bambini.

Nel 1941 si sposò con Alberto Moravia. Durante gli anni della guerra, a casa

delle tendenze antifasciste di Moravia, i due fuggirono dalla capitale

rifugiandosi a Fondi, per rifugiarsi dalle autorità. Questo periodo più rurale

segna la vita dell’autrice, traendo ispirazione per le figure dei suoi racconti.

Al ritorno, la relazione della coppia iniziò a vacillare, riempendosi di alti e

bassi, ma la loro casa divenne un punto di incontro per gli intellettuali

durante il dopoguerra romano. La Morante viaggiò molto durante questo periodo, visitando le Americhe, l’India e la Cina, talvolta in compagnia del marito, altre volte in compagnia degli amici. I due scrittori si separarono nel 1962, anche se non divorziarono. Cominciò per l’autrice un periodo di difficoltà emotive e depressione, che però non le impedì di pubblicare altri lavori, come Il Mondo Salvato dai Ragazzini, una raccolta di canzoni e poemi per un pubblico di adolescenti, che secondo la Morante era l’unico pubblico rimasto capace di ascoltare le parole dei poeti.

Non abbandonò mai il suo impegno sociale e politico con i convulsi avvenimenti storici dell’epoca, come le contestazioni studentesche, il terrorismo e gli anni di piombo.

A causa della limitante condizione, dovuta alla rottura del femore nel 1980, Elsa Morante tentò il suicidio per avvelenamento da gas nel 1983. Fu ricoverata in ospedale e sottoposta a un intervento chirurgico. Si spense per un infarto nel 1985 nella sua città d’origine.

L’ISOLA DI ARTURO

Il romanzo di formazione L’Isola di Arturo e il secondo romanzo della autrice, pubblicato nel 1957, vinse il Premio Strega e confermò le qualità dell’autrice romana.

Esso racconta della storia di Arturo, un guerresco ragazzo che vive in un’isola tra spiagge e scogliere, pieno di sogni fantastici. Il romanzo lo accompagna dagli anni adolescenziali fino alla maturità, attraverso il racconto della passione amorosa non corrisposta per la sua matrigna e coetanea, Nunziatella, e il rapporto altalenante e ambivalente con il padre, Wilhelm, attraverso un’aria mistica, mitizzante e affascinante, chiudendosi con l’addio a Procida da parte di Arturo, ormai arruolatosi volontario per la seconda guerra mondiale, simboleggiando metaforicamente il suo distacco dall’infanzia. Il protagonista, dunque, si evolve e matura attraverso le delusioni che le sue esperienze gli procurano, facendogli comprendere che il mondo fantastico in cui si rifugiava non esiste, ma è composto da illusioni e, spesso, delusioni. A questo tema si aggiungono poi quello della solitudine, specialmente durante i lunghi viaggi del padre, e quello della gelosia. Entrambi sono caratteristici delle relazioni interpersonali tra Arturo e gli altri personaggi. Un altro tema importante è la relazione padre-figlio, basata su incomprensioni e indifferenza, illusioni e delusioni, a cui poi si collega il tema dell’omosessualità, quando vinee rivelata quella del padre alla conclusione del libro, che genererà la maggiore delusione in Arturo e che lo spingerà ad arruolarsi e abbandonare Procida.

L’effetto fiabesco e di sogno dello sviluppo della storia, caro alla Morante, è ottenuto soprattutto attraverso la narrazione in prima persona del racconto, con i fatti filtrati direttamente dal punto di vista di Arturo.

 

LA STORIA

Dai primi romanzi, di tematiche più personali e intime, nell’opera successiva La Storia (1974) Elsa Morante affronta il senso stesso della storia, una tematica più vasta e condivisa, diventando un vero e proprio caso editoriale italiano, suscitando grandi discussioni e lunghe polemiche.

Il titolo è molto esplicativo: nel romanzo, l’autrice esprime la sua visione sostanzialmente anarchica della storia, descrivendola come un meccanismo guidato da un potere malvagio ed indeterminato, che necessariamente schiaccia gli umili, i meno abbienti, gli emarginati. Un meccanismo che si riproduce sempre identico nelle varie epoche, che è da sempre e per sempre sarà. Al contempo, però, trasmette il suo messaggio populistico, con l’esaltazione della spontanea vitalità, l’innocenza degli umili e la pietà per le loro sofferenze.

Il romanzo riprende materiale del romanzo neorealistico, narrando la storia di una umile donna e i suoi figli durante il secondo conflitto mondiale attraverso un doppio registro narrativo. A ogni capitolo precede un breve riassunto dei principali eventi storici, mentre al centro del romanzo si sviluppa il resto della storia.

A differenza degli altri romanzi il narratore è un narratore eterodiegetico e onnisciente che guarda dall’esterno ed interviene con i suoi commenti. Per tutto il romanzo viene mantenuto l’equilibrio tra l’ottica realistica e quotidiana con l’irreale e surreale (l’ottica di Useppe, il figlio illegittimo della protagonista).

 Sostenuta da una brillante campagna pubblicitaria, l’opera ottenne un enorme successo, divenendo ben presto un best-seller e diffondendo a un grande pubblico il suo messaggio (non a caso il libro uscì direttamente in una collana economica, più accessibile al pubblico). Ottenne, però, ampie critiche contrastanti: alcuni lo giudicarono come un capolavoro dalla toccante umanità, altri ne sottolinearono il carattere attardato, che riprendeva stili vecchi ormai consunti e improponibili, stigmatizzandone il carattere commerciale.

Alda Merini

Alda Merini
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Elsa Morante

Elsa Morante
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