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Naturalismo

Il naturalismo

Il Naturalismo è una corrente letteraria che si afferma in Francia negli anni 70 dell’800. Questo movimento si ispira al Positivismo, movimento filosofico e culturale francese che esalta il progresso scientifico in quanto unica garanzia per il progresso sociale dell’umanità e caratterizza la nuova organizzazione industriale della società borghese. 
Il pensatore da cui i naturalisti trassero i loro fondamenti teorici fu Hippolyte Taine (1828-93), secondo il quale, ispirato da una concezione di rigoroso determinismo materiale, la letteratura doveva studiare i fenomeni spirituali, determinati da fattori ereditari, ambientali e storici, attraverso l’utilizzo del metodo scientifico. 
I precursori del Naturalismo si identificano nei romanzieri della scuola realista, Honoré de Balzac, autore della Commedia Umana, e Gustave Flaubert, autore di Madame Bovary: il primo, indicato da Taine come modello per lo scrittore “scienziato”; il secondo, per la sua teoria dell’impersonalità nella narrazione.
Il caposcuola del Naturalismo è Emile Zola (1840-1902), che nella sua opera Il romanzo spirituale del 1880 riassume e sistema compiutamente le teorie naturaliste, sostenendo che il metodo scientifico sperimentale, applicato prima allo studio dei corpi inanimati nella chimica e nella fisica e poi ai corpi viventi nella fisiologia, dovesse esse essere applicato anche agli atti passionali e intellettuali umani. Secondo Zola, dunque, al romanziere-scienziato è affidato un preciso compito, sia sociale, che politico: attraverso il “romanzo sperimentale”, deve impadronirsi dei meccanismi psicologici per poterli dirigere, aiutando così le scienze politiche ed economiche nel regolare la società, eliminandone le storture. Queste concezioni si concretizzano all’interno dell’opera principale di Zola, il ciclo di venti romanzi dei Rougon-Maquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo Impero (1871-1893), dove viene tracciato un quadro della società francese durante il secondo Impero attraverso le vicende dei membri della famiglia, secondo la legge dell’ereditarietà. L’intento “documentaristico” dello scrittore gli impedisce una rappresentazione idealizzata degli ambienti e degli eventi popolari: contrariamente, esso lo induce a riprodurne, talvolta con implacabile crudezza, anche gli aspetti più ripugnanti e degradanti. 
Il Naturalismo francese si diffuse anche in Germania, in due principali centri di influenza a Monaco e Berlino: a Monaco si creò un gruppo di letterati, raggruppati attorno alla rivista La Società (1885-1902) di Michael Conrad; a Berlino, invece, i letterati si raggrupparono attorno alla società teatrale Die Freie Bühne (“Il palcoscenico libero”), fondata nel 1889, dove le opere di Hauptmann, capostipite del Naturalismo tedesco, furono rappresentate. Tra i due gruppi ci fu sempre una grande rivalità. 

Tra il 1860 e il 1866 si riunì un gruppo di giovani poeti francesi che, risentendo del clima culturale del periodo, caratterizzato dalla crisi del Romanticismo, coltivavano l’ideale di una poesia priva di emotività , freddamente impassibile , e al tempo stesso formalmente impeccabile. L’ arte era da essi svincolata da ogni impegno e ritenuta perfettamente autonoma , fine a se stessa . Loro maestri erano : Theophile Gautier e Charles Marie Leconte de Lisle . Nel 1866 uscì una raccolta di versi collettiva col titolo Parnaso contemporaneo , da cui è derivata la formula Parnassianesimo a designare il movimento. Il termine Parnaso , che richiama il monte sacro ad Apollo e alle muse , evoca l’idea di una superiore serenità dell’arte , di un suo distacco dal mondo contingente. Questi poeti si richiamavano al classicismo del Cinquecento e del Seicento , al Neoclassicismo settecentesco , ma esasperando la preziosità formale all’estremo limite. Al volume collaborarono , oltre agli stessi Gautier e Leconte de Lisle , Thedore de Banville , Charles Baudelaire, Sully Prudhomme , Jose Maria de Heredia , Paul Verlaine , Stephane Mallarmè. Una seconda raccolta apparve nel 1871 , una terza nel 1876 . Ma si trattava tutto sommato di un movimento eterogeneo, che si dissolse frammentandosi in varie tendenze . Con Verlaine e Mallarmè nasceva dal suo seno stesso il Simbolismo.

Nell’ambito del Decadentismo , si può enucleare una specifica linea di sviluppo , che va sotto il nome di Simbolismo . Si tratta , più in generale , di una tendenza che accompagna le trasformazioni della letteratura tardo ottocentesca , nel momento in cui , venuti meno i fondamenti della poetica naturalistica, si passa da un ‘ idea di realtà fenomenica e superficiale a un concetto del reale più complesso ,ambiguo e difficilmente decifrabile . Viene meno anche, di conseguenza , la fiducia che la parola possa cogliere e quasi riprodurre fotograficamente la concreta determinazione , l’oggettività delle cose. Si ricordi comunque che il Simbolismo letterario e poetico non è una novità assoluta , ma riguarda anche le età precedenti . In tale ambito rientra per esempio il procedimento allegorico diffuso nell’arte medievale , anche se, come abbiamo visto a suo tempo, i simboli di cui si vale risultano facilmente traducibili sul piano concettuale . Solo nell’età moderna  il Simbolismo comincia a privilegiare gli aspetti indeterminati e indefiniti , che, ad esempio per quanto riguarda il rapporto tra il soggetto e gli elementi naturali, è difficile ridurre interamente a una spiegazione o giustificazione logica . Ma è soprattutto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento che il Simbolismo diventa un orientamento letterario sempre più consapevole e deciso , fino a costruire il fondamento stesso del linguaggio poetico. Il punto di partenza di questa vicenda è costituito , nei Fiori del Male ( 1857) di Baudelaire , dal cvelebre sonetto Corrispondenze , che si può considerare come il manifesto di una nuova poetica. Un esempio straordinario di trascrizione della realtà in chiave simbolica è costituito dal Battello ebbro di Rimbaud , dove il battello stesso diventa l’elemento integrante di una natura trasfigurata e animata. Con Mallarmè ,il procedimento trova la sua compiuta ed esemplare definizione : dal Meriggio di un fauno , in cui le figurazioni mitologiche diventano simboli del desiderio e del sogno ,  fino ai risultati supremi di Un colpo ai dadi non abolirà mai il caso . Con il Simbolismo ontologico esistenziale di questo testo , il valore simbolico si trasferisce decisamente dalla natura alla parola stessa , che esprime la contraddizione fra la sua contingente precarietà e l’aspirazione a una forma di conoscenza assoluta , scontrandosi con i limiti  invalicabili dell’inesprimibile e del silenzio. Con Mallarmè la poetica baudelairiana delle “ corrispondenze” si trasforma in un linguaggio di puri rapporti verbali, nell’astrazione di una nuda magia evocativa .   Il principio su cui si basa è costituito dall’analogia , il cui uso diventa sempre più rarefatto ed esclusivo , accostando fra loro, per virtù di associazione simbolica , realtà lontanissime e incommensurabili . Ci fu anche un manifesto del Simbolismo , pubblicato nel 1886 , sul “Figaro” di Parigi ,da Jean Moreas .

 

 

Poètes Maudits (“Poeti Maledetti”) è il modo in cui vengono chiamati i poeti della corrente decadentista, che prendono nome dall’opera di Verlaine, appunto chiamata I Poeti Maledetti (1884). Le loro idee si contrapponevano alla mentalità borghese e ben pensante, troppo materiale per soddisfare la creatività di questi artisti, che, ispirandosi al modello maledetto di Baudelaire e la sua opera I Fiori del Male (1857), esplorarono nuovi metodi di scrittura, dedicandosi ai vizi della carne, dell’alcool e degli oppiacei. Loro credevano che la ragione e la scienza non potessero fornire la vera conoscenza del reale, perché la sua stessa essenza era al di là delle cose e solo rinunciando all’abito razionale si sarebbe potuto tentare di attingere all’ignoto. 
All’interno della sua opera Poètes Maudits, Paul Verlaine (1844-1896) presentò le personalità più significative di questo stile di vita e corrente letteraria, comprendente Tristan Corbière (1845-1875) e la sua opera Les Amours Jaune (“Gli amori giovani”), Arthur Rimbaud (1854-1891), con il suo poemetto Le Bateau Ivre (“Il battello ebbro”) e la sua raccolta di poesie Primi Versi, e Stéphane Mallarmé (1842-1898). Considerabile il testamento spirituale del poeta, nel maggio 1897 Mallarmé pubblicò sulla rivista “Cosmopolis” Un Colpo Di Dadi (“Un Coup de dés”), che aprì la via agli scrittori e le correnti letterarie francesi e non del Novecento (dai futuristi agli ermetici) per il suo utilizzo degli spazi, il suo gusto per l’immagine e i diversi corpi tipografici.
A questi si aggiunge Oscar Wilde (1854-1900), anche lui considerato dalla critica un poeta maledetto per il suo stile di vita dedito alle sregolatezze. 



Nel secondo Ottocento una straordinaria produzione di narrativa realistica è quella russa. Nonostante la Russia fosse governata da una monarchia assolutistica dispotica (lo zarismo) e avesse ancora una economia essenzialmente agricola (perduravano ancora istituzioni feudali come la servitù della gleba, nonostante la formale abolizione del 1861), era presente una intellettualità di opposizione, ispirata alle correnti più avanzate occidentali. 
È su questo sfondo che si ebbe la grande fioritura romanzesca del secolo, in concomitanza all’attenuarsi del dispotismo dello zar Alessandro II. Precursore fu Nikolaj Gogol con la sua opera Anime Morte (1842), in cui descrisse un quadro della società russa contemporanea e la sua ossessione per il denaro.
Gli autori che al meglio rappresentano questo periodo sono: Ivan Alexandrovič Gončarov (1812-1891), autore del proverbiale testo Oblomov del 1858, in cui si racconta la storia di un “inetto” che trascorre le sue giornate in completa inerzia contemplativa, senza realizzare nessuno degli infiniti progetti sognati; Ivan Sergeevič Turgheniev (1818-1883), il cui lungo soggiorno parigino lo fece entrare in relazione con i realisti francesi, Flaubert e Zola, e che scrisse, sotto la loro influenza, Memorie di un Cacciatore (1852), in cui vi è una precisa rappresentazione del mondo contadino russo, e Padri e Figli (1862), in cui si tratta lo scontro generazionale tra la vecchia Russia, immobilista e tradizionale, e i giovani intellettuali. I più importanti autori russi del periodo, però, sono: Fiodor Dostoievsij (1821-1881) e Lev Tolstoj (1828-1910).
Alla base dei grandi romanzi di Dostoievskij vi è una complessa e tormentata visione della vita, derivata dalle difficoltà economiche, le sventure familiari e la condanna a otto anni di lavori forzati in Siberia, che hanno caratterizzato la sua esistenza. Dopo l’adesione giovanile al socialismo, si sviluppò in lui un pensiero fortemente nazionalista, ritenendo il popolo russo come l’unico depositario di valori autentici, quali il sentimento religioso e il senso di giustizia. Nei suoi romanzi, tra cui i capolavori di Delitto e Castigo (1866) e I Fratelli Karamazov (879-1880), dominano la riflessione del male che è parte dell’uomo, la visione della religione come base della morale e la “doppiezza” della psiche umana, dove si agitano impulsi opposti e conflitti laceranti, la cui trattazione caratterizzata da una narrazione fortemente soggettivizzata (anticipando certe soluzioni del romanzo novecentesco).
Tolstoj, invece, riesce a ritrarre con estrema precisione nei suoi romanzi la complessità del reale, sia quando l’ambientazione è storica, come in Guerra e Pace (1863-1869), sia quando la vicenda narrata è di tipo “privato” e contemporaneo, come nel caso di Anna Kerénina (1873-1877). Nelle sue opere svolge un’azione di forte critica contro la società a lui contemporanea, incarnata indirettamente dai suoi personaggi, dotati di straordinaria corposità e vitalità.
 

I poeti maledetti

Il romanzo russo

Nikolaj Gogol
I poeti maledetti
Il Simbolismo

Il Simbolismo

Il Parnassianesimo 

Il Parnassianesimo
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