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Paul Valery

Paul Valery

Paul Valery (1871-1945), poeta e saggista francese, esordì con opere poetiche di stampo decadentista: c’era la malia del romanticismo agli sgoccioli e quindi il desiderio di un abbandono dorato nel sentimento tradito dal materialismo, ma sempre trionfante in senso ideale. L’esordio fu condannato dallo stesso poeta dopo una violenta crisi intellettuale nel 1892 (la “notte di Genova”): Valery rimise la penna nel cassetto. Si deve anni dopo agli amici, specialmente ad Andrè Gide se, l’artista francese si rimise a scrivere. Ma lo fece su basi completamente nuove, rinnegando di fatto  le apparenti svenevolezze della letteratura della decadenza e passando con decisione più o meno ferma ad un tentativo cosciente di rigore intellettuale e razionale.

“La giovane Parca” è il testo che fa da spartiacque fra passato e futuro. Valery fa qui i conti con la coscienza malata di assoluto in lotta contro la costrizione dei sensi. Il testo famoso è seguito da un poema che sarà ancora più famoso: “Il cimitero marino”. Questo poema ondeggia fra i richiami naturali del sentimento e artificiali della relativa trasformazione in punto di appoggio affidabile e il desiderio di ridurre tutto a razionalità, così da dominare ogni minima emozione.

La tematica ormai affrontata dal poeta non si tratta di un dominio estetico, bensí è qualcosa di nuovo; è l’uomo che prende coscienza piena di sé e delle cose. Il ragionamento nuovo si affida a concetti ideali attinti da capacità intellettuali ritenute infallibili, proprio come l’intelligenza applicata ha risolto annose questioni materiali a partire da solo un secolo e mezzo a questa parte . Ne caso del poeta francese, il fenomeno si fa ancora più ampio in quanto la sua sensibilità lo porta ad includere, nelle sue analisi, anche spunti romantici, malinconici, nostalgici di matrice radicale (il tempo che passa, la pochezza della vita umana: sono gli elementi che da sempre provocano tutto questo).
La fragilità dell’uomo è vissuta da Valery  con sdegno. Lo sdegno si traduce in risentimento e il risentimento viene espresso con una punta di delusione profonda per la sostanziale impotenza dell’uomo a cambiare le cose.
Determinanti per la comprensione del suo pensiero sono i suoi “Quaderni” dove Valery segna con pignoleria sia le osservazioni sui fenomeni esterni, sia la portata della proprie emozioni, dei propri sentimenti, dei pensieri e della preoccupazioni esistenziali. Queste ultime si presentano come sostanzialmente sfuggenti alla sua attenzione, che pure è ostinata ed è sicura di sé.

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